Quel turista senza soldi ora fa il presidente
CUSTOZA. Il numero uno della Repubblica
magiara in visita privata ha riscoperto i vigneti che aveva ammirato da
giovane laureato e ha assistito allo spettacolo in Arena
Ader arrivò nel Veronese nel 1985 su una vecchia «Zhighuli» rossa rimase colpito e promise di tornare: «È uno spettacolo meraviglioso»
Ader arrivò nel Veronese nel 1985 su una vecchia «Zhighuli» rossa rimase colpito e promise di tornare: «È uno spettacolo meraviglioso»
Venne a Verona da giovane squattrinato, varcando quella che
allora - eravamo alla metà degli anni Ottanta - era chiamata la «Cortina
di ferro» a bordo di una Zhighuli rosso corallo. Giurò di ritornare
quando avrebbe avuto maggiori disponibilità. E ci è tornato da
presidente della Repubblica di Ungheria. Janos Ader, con la moglie Anita
Herczegh, ha visitato Verona ieri mattina, fermandosi a pranzo sulle
colline di Custoza, alla cantina Monte del Fra'. La coppia, in veste non
ufficiale, venerdì era a Vicenza e poi in Valpolicella (ne riferiamo
sotto), ieri ha visitato il Duomo di Verona e la Biblioteca capitolare,
Sant'Anastasia e San Zeno. In serata, invitato dal sindaco Flavio Tosi,
ha assistito allo spettacolo in Arena, per il centenario della stagione
lirica. Oggi proseguirà per Padova, dove visiterà la cappella degli
Scrovegni. Poi il rientro. A suo agio nel verde delle vigne della
famiglia Bonomo, a Custoza, Ader sembrava un turista qualsiasi, più che
il presidente dell'Ungheria (eletto nel 2012), nonché stretto
collaboratore del capo del governo Viktor Orban (del partito Fidesz),
noto per aver ridato fiato economico a uno Stato quasi fallito, ma anche
per aver adottato restrizioni alla libertà di stampa e un atteggiamento
di allontanamento dagli indirizzi dell'Unione europea (l'Ungheria vi fa
parte dal 2004). Ma per questa vacanza, il cambiamento geopolitico
degli ultimi trent'anni è stato di certo apprezzato. Quando partì per
l'Italia nel 1985, con la moglie, aveva 26 anni e la «Cortina di ferro»
tranciava a metà l'Europa. «Si poteva chiedere un visto per andare
all'estero solo ogni tre anni», racconta Ader. «Non c'era libertà di
viaggio e ti consentivano di comprare solo tot lire. È stata
un'avventura: dormivamo in tenda, dove c'era posto. Con i soldi limitati
non sapevamo mai cosa potevamo permetterci. Così non entrammo in Arena.
Ai musei Vaticani, a Roma, il biglietto costava una cifra enorme
rispetto al nostro stipendio (lui era neolaureato in legge, lei ancora
studentessa, ndr). Abbiamo mangiato poco, per visitare i monumenti».
Oggi senza frontiere e con moneta unica è più facile viaggiare: «Per tre
dei miei quattro figli, che sono maggiorenni, è una cosa naturale. In
due ore siamo a Vienna. C'è stata una conquista della libertà e nessuno
si sente limitato. Per noi era complicato. Si poteva andare in Occidente
solo ogni tre anni, ma se si avevano parenti là le autorità, supponendo
volessi scappare, ti negavano il visto». Nel 1985 la coppia passò per
Verona e Milano, scendendo a Roma e oltre. «Guidavo una Zhighuli, di
fabbricazione russa: l'equivalente della 124 Fiat. A Napoli un signore
guardando l'auto mi chiese se l'avevo costruita io». Ha trovato una
Verona cambiata: «Allora molte chiese erano chiuse, altre non erano nere
di fuliggine. Oggi tutti gli affreschi sono visibili e pieni di luce. È
uno spettacolo meraviglioso. In antichità si cominciava a costruire
sapendo che non si sarebbe vista la fine di quei lavori. Era uno sguardo
lungimirante che dobbiamo avere anche noi». L'attenzione di Ader,
amante dei buoni vini ed esperto di viticoltura, è andata soprattutto ai
vigneti e al sistema di irrigazione: «A Verona è tutto coltivato con la
massima attenzione. La lavorazione dell'uva è una delle attività più
antiche e autentiche. Sono nato in un piccolo paese, dove avevo un orto,
con vigneto. Lì ho appreso le basi per tagliare le vigne e lavorare
l'uva». Alla Cantina Monte del Fra' è arrivato grazie all'amicizia tra
Janos Pinter, console onorario di Ungheria a Verona, e l'ex assessore
alla cultura Stefano Adami di Sommacampagna, che si sono conosciuti nel
1994, dopo un concerto in Ungheria della corale diretta da Adami. I due
si sono chiesti dove poter ospitare il presidente e la scelta è andata
sulla cantina dei fratelli Eligio e Claudio Bonomo. «Essendo in veste
privata, gli abbiamo riservato un trattamento turistico», racconta
Marica Bonomo, della cantina, «facendogli visitare l'azienda, parlando
delle caratteristiche dell'uva e dei vigneti e chiudendo con una tappa
gastronomica con menù valeggiano». Con piatti che hanno unito l'Italia
da nord a sud, dal Monte veronese al pistacchio di Bronte, il ristorante
Alla borsa di Valeggio di Nadia Pasquali ha proposto un menù tricolore,
oltre ai noti tortellini e ai vini serviti dall'Associazione italiana
sommelier. Il gruppo Crèa di Custoza ha regalato al presidente il nuovo
libro sull'Ossario. E il pranzo è stato chiuso con un Tocai ungherese in
omaggio ad Ader, che ha ricevuto in dono cinque bottiglie di bianco di
Custoza dai Bonomo, con le quali brinderà al matrimonio della figlia.
Maria Vittoria Adami
Maria Vittoria Adami
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