Ristorante alla Borsa

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"il nodo d'amore"

venerdì 23 agosto 2013

Quel turista senza soldi ora fa il presidente

CUSTOZA. Il numero uno della Repubblica magiara in visita privata ha riscoperto i vigneti che aveva ammirato da giovane laureato e ha assistito allo spettacolo in Arena
Ader arrivò nel Veronese nel 1985 su una vecchia «Zhighuli» rossa rimase colpito e promise di tornare: «È uno spettacolo meraviglioso»
Janos Ader è stato eletto lo scorso anno presidente della Repubblica

Venne a Verona da giovane squattrinato, varcando quella che allora - eravamo alla metà degli anni Ottanta - era chiamata la «Cortina di ferro» a bordo di una Zhighuli rosso corallo. Giurò di ritornare quando avrebbe avuto maggiori disponibilità. E ci è tornato da presidente della Repubblica di Ungheria. Janos Ader, con la moglie Anita Herczegh, ha visitato Verona ieri mattina, fermandosi a pranzo sulle colline di Custoza, alla cantina Monte del Fra'. La coppia, in veste non ufficiale, venerdì era a Vicenza e poi in Valpolicella (ne riferiamo sotto), ieri ha visitato il Duomo di Verona e la Biblioteca capitolare, Sant'Anastasia e San Zeno. In serata, invitato dal sindaco Flavio Tosi, ha assistito allo spettacolo in Arena, per il centenario della stagione lirica. Oggi proseguirà per Padova, dove visiterà la cappella degli Scrovegni. Poi il rientro. A suo agio nel verde delle vigne della famiglia Bonomo, a Custoza, Ader sembrava un turista qualsiasi, più che il presidente dell'Ungheria (eletto nel 2012), nonché stretto collaboratore del capo del governo Viktor Orban (del partito Fidesz), noto per aver ridato fiato economico a uno Stato quasi fallito, ma anche per aver adottato restrizioni alla libertà di stampa e un atteggiamento di allontanamento dagli indirizzi dell'Unione europea (l'Ungheria vi fa parte dal 2004). Ma per questa vacanza, il cambiamento geopolitico degli ultimi trent'anni è stato di certo apprezzato. Quando partì per l'Italia nel 1985, con la moglie, aveva 26 anni e la «Cortina di ferro» tranciava a metà l'Europa. «Si poteva chiedere un visto per andare all'estero solo ogni tre anni», racconta Ader. «Non c'era libertà di viaggio e ti consentivano di comprare solo tot lire. È stata un'avventura: dormivamo in tenda, dove c'era posto. Con i soldi limitati non sapevamo mai cosa potevamo permetterci. Così non entrammo in Arena. Ai musei Vaticani, a Roma, il biglietto costava una cifra enorme rispetto al nostro stipendio (lui era neolaureato in legge, lei ancora studentessa, ndr). Abbiamo mangiato poco, per visitare i monumenti». Oggi senza frontiere e con moneta unica è più facile viaggiare: «Per tre dei miei quattro figli, che sono maggiorenni, è una cosa naturale. In due ore siamo a Vienna. C'è stata una conquista della libertà e nessuno si sente limitato. Per noi era complicato. Si poteva andare in Occidente solo ogni tre anni, ma se si avevano parenti là le autorità, supponendo volessi scappare, ti negavano il visto». Nel 1985 la coppia passò per Verona e Milano, scendendo a Roma e oltre. «Guidavo una Zhighuli, di fabbricazione russa: l'equivalente della 124 Fiat. A Napoli un signore guardando l'auto mi chiese se l'avevo costruita io». Ha trovato una Verona cambiata: «Allora molte chiese erano chiuse, altre non erano nere di fuliggine. Oggi tutti gli affreschi sono visibili e pieni di luce. È uno spettacolo meraviglioso. In antichità si cominciava a costruire sapendo che non si sarebbe vista la fine di quei lavori. Era uno sguardo lungimirante che dobbiamo avere anche noi». L'attenzione di Ader, amante dei buoni vini ed esperto di viticoltura, è andata soprattutto ai vigneti e al sistema di irrigazione: «A Verona è tutto coltivato con la massima attenzione. La lavorazione dell'uva è una delle attività più antiche e autentiche. Sono nato in un piccolo paese, dove avevo un orto, con vigneto. Lì ho appreso le basi per tagliare le vigne e lavorare l'uva». Alla Cantina Monte del Fra' è arrivato grazie all'amicizia tra Janos Pinter, console onorario di Ungheria a Verona, e l'ex assessore alla cultura Stefano Adami di Sommacampagna, che si sono conosciuti nel 1994, dopo un concerto in Ungheria della corale diretta da Adami. I due si sono chiesti dove poter ospitare il presidente e la scelta è andata sulla cantina dei fratelli Eligio e Claudio Bonomo. «Essendo in veste privata, gli abbiamo riservato un trattamento turistico», racconta Marica Bonomo, della cantina, «facendogli visitare l'azienda, parlando delle caratteristiche dell'uva e dei vigneti e chiudendo con una tappa gastronomica con menù valeggiano». Con piatti che hanno unito l'Italia da nord a sud, dal Monte veronese al pistacchio di Bronte, il ristorante Alla borsa di Valeggio di Nadia Pasquali ha proposto un menù tricolore, oltre ai noti tortellini e ai vini serviti dall'Associazione italiana sommelier. Il gruppo Crèa di Custoza ha regalato al presidente il nuovo libro sull'Ossario. E il pranzo è stato chiuso con un Tocai ungherese in omaggio ad Ader, che ha ricevuto in dono cinque bottiglie di bianco di Custoza dai Bonomo, con le quali brinderà al matrimonio della figlia.

Maria Vittoria Adami